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Dal sovrano danese Aroldo I “Dente Azzurro” di Danimarca allo standard Bluetooth di trasmissione di dati per reti senza fili.
Lo standard di comunicazione
Il Bluetooth è una tecnologia di comunicazione senza fili a corto raggio ideata da Ericsson all’inizio degli anni Novanta. In quel periodo la progettazione di tali innovazioni ha permesso di collegare più dispositivi, quali smartphone, computer, tastiere, mouse e così via. Oggi, Bluetooth SIG (Special Interest Group), di cui fanno parte Ericsson, Nokia, Toshiba e Intel, gestisce lo standard.
Nello specifico, ogni dispositivo compatibile con la tecnologia Bluetooth è equipaggiato di un chip a basso consumo energetico in grado di creare una rete privata senza fili (PAN). Con questa i device si collegano fino a 100 metri. Solitamente più è esteso il raggio entro il quale poter collegare gli apparecchi, più alto è il consumo energetico.
A differenza di molti altri termini del mondo informatico, la funzione del Bluetooth non corrisponde letteralmente alla traduzione “Dente Blu”. Tuttavia, questa tecnologia risale da uno scenario piuttosto metaforico e, in particolare, dalle gesta del sovrano danese Harald Blåtand vissuto nel decimo secolo dopo Cristo.
La proposta fu dell’ingegnere Intel, Jim Kardach che, durante la lettura di “The Long Ships” di Frans Gunnar Bengtsson, fu sorpreso dalle doti belliche e diplomatiche del re chiamato “Dente Azzurro”.
Infine, anche per il logo del Bluetooth si scelse di ricorrere alla cultura scandinava. Si tratta della combinazione di due “rune”, ᚼ e ᛒ, i segni dell’alfabeto usato dalle antiche popolazioni germaniche per indicare le iniziali di re Aroldo I. L’unione delle due rune allude efficacemente all’idea del sistema: mettere insieme e far comunicare milioni di dispositivi di centinaia di aziende in giro per il mondo.
Aroldo I “Dente Azzurro”
Harald I detto Blåtand (911- 987) fu il primo re dedito all’unificazione del regno di Danimarca. Il soprannome Blåtand significa “Dente Azzurro” o “Dente Blu” e deriva dalle parole danesi “blå“, cioè blu, e “tand“, dente. Secondo alcuni studiosi questo soprannome è dovuto ad una pratica di iniziazione prima della battaglia: il sovrano, scuro di pelle e capelli, era solito colorarsi i denti d’azzurro con i guerrieri per apparire più spaventosi. Gli scavi archeologici in Inghilterra e in Svezia hanno confermato la teoria, perchè sono stati rinvenuti teschi di mercenari vichinghi i cui denti erano rigati.
Aroldo I salì al trono nel 935 e si dedicò alla ricostruzione delle chiese cristiane precedentemente distrutte dal padre Gorm “Il Vecchio” in Germania. Inoltre, si occupò dell’unificazione del suo regno dal punto di vista religioso e politico per far fronte alle minacce dei regni germanici interessati ad impadronirsi della Danimarca.
A tal proposito, il sovrano rafforzò i cosiddetti “Danawirk”, fortezze ai confini del regno con le terre germaniche e, poi, conquistò la Norvegia. Si battezzò nel 970 e morì nel 986 a causa di una congiura architettata dal figlio Sven “Barba forcuta”. Successivamente, Sven e il nipote Canuto “Il Grande”, futuro capo del Grande Impero del Mar del Nord (Inghilterra, Danimarca, Norvegia e parte della Svezia), portarono avanti l’espansione.