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Ultimo aggiornamento 4 anni fa

Come cambia la fruizione dell’arte? Come l’innovazione digitale dà accesso privilegiato al patrimonio culturale?  Cosa si intende per museo digitale?

Rispetto all’esperienza museale tradizionale, in cui gli spazi espositivi giocano un ruolo cruciale, un percorso digitale è stimolato dalla necessità di “raccontare” le opere con l’integrazione delle innovazioni tecnologiche. Questa evoluzione del settore è strettamente legata all’approccio utente-centrico richiesto dalla ricerca di un coinvolgimento emotivo sempre più individuale e vissuto in prima persona.

Il pubblico ormai comunica, apprende e si diverte online e per stare al passo con i tempi al centro del viaggio interattivo di un museo digitale ci sono i sensi del visitatore. Si privilegia così la relazione alla fruizione e l’interazione alla contemplazione.

Ad ogni modo, l’utilizzo dei dispositivi Hi-Tech deve risultare funzionale alla visita e non ci deve essere un sovraccarico sensoriale. Un esempio sono le applicazioni di realtà aumentata (AR) e virtuale (VR) che rendono l’utente protagonista attivo delle storie e dei percorsi museali. Queste app rappresentano contenuti difficili da fruire e migliorano il ricordo dell’esperienza di marca dell’istituzione.

Pur cogliendo la portata dei mutamenti dati dalle tecnologie, che hanno offerto nuovi modi di relazionarsi con il pubblico, queste non hanno scalfito l’identità del museo in quanto luogo di conservazione del sapere e di educazione al patrimonio.

Un museo digitale, che merita un approfondimento, è il Mori Building Digital Art Museum con 50 installazioni digitali sull’isola artificiale di Odaiba, Tokyo.

Mori Building Digital Art Museum

L’idea si deve a teamLab, un team di 400 persone, tra cui ingegneri, scienziati, matematici e artisti che con Epson hanno creato un ambiente innovativo di circa diecimila metri quadrati privi di divisioni. L’obiettivo è offrire l’immersione nelle opere collegate tra loro come un flusso costante.

È aperto dal 21 giugno 2018 nell’Isola di Odaiba, location di notorietà per la capacità di coniugare arte figurativa e tecnologie di realtà virtuale.

Qui, ci sono installazioni collocate in cinque aree: Borderless World, Athletics Forest, Future Park, Forest of Lamps e, infine, En Tea House. Si sviluppa su due piani senza un percorso definito in modo che la persona possa personalizzare l’esperienza e ritornare nella sala già visitata per provare nuove emozioni. Per dare vita a questo tipo di viaggio dei cinque sensi ci sono 520 computer e 470 proiettori.

È un’arte libera senza confini come l’immaginazione umana e viene accompagnata da un sottofondo musicale adattato all’ambientazione proposta dal museo digitale.

L’aspetto più interessante della struttura è un’arte dinamica in continuo movimento, tanto che bastano pochi minuti per ritrovarsi in uno scenario completamente diverso. Per esempio, un attimo prima viene proiettata una distesa di fiori, un attimo dopo una pioggia di girasoli sulla stessa sala. Il museo ospita anche installazioni, fra cui “Crystal World” e “Forest of Resonating Lamps”, una sala di specchi con lanterne che cambiano continuamente colore.