Ultimo aggiornamento 3 anni fa
Spesso associata in modo errato ad attività illegali, la figura dell’hacker è stata oggetto di controversie terminologiche. Qual è la sua storia?
Alle origini
Ad oggi il termine hacker indica la persona che utilizza le proprie skills per violare la sicurezza di server, PC, tablet e smartphone e sottrarre informazioni sensibili a proprio vantaggio.
È la connotazione giusta? Si tratta di un equivoco che risale al 1946 presso il Tech Model Railroad Club (TMRC) del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge, club all’interno del quale è iniziato a circolare la denominazione.
Questa definizione indicava persone dotate di capacità informatiche fuori dal comune e, quindi, in grado di ottimizzare i programmi oltre le normali funzionalità per le quali erano stati ideati.
In seguito all’evoluzione dei sistemi informatici, l’hacker diventa l’esperto che testa di notte i processi, scova le vulnerabilità, colma le lacune e aumenta il livello di sicurezza.
Fu qui che gli “hacker” dettero vita al centro dell’Artificial Intelligence Laboratory del MIT ed ebbero l’opportunità di condividere know-how tra i singoli gruppi tramite ARPAnet e creare un team su ampia scala.
La svolta
Poi, negli anni 80 Hollywood ha associato alla parola hacker la violazione della privacy e l’utilizzo dei dati per furto d’identità e di beni in nostro possesso. In tal caso, lo stereotipo impresso nella mente della società è una persona illuminata dalla luce fioca di un monitor in una stanza buia.
Hacker è diventato un termine generico che corrisponde ad una serie di casi correlati invece alla figura del cracker.
La categoria di tecnici informatici, che rispondono al nome di hacker, si occupa di trovare falle di sicurezza e lavora per rendere il sistema impenetrabile. Chi, invece, viola i sistemi con virus e ruba le informazioni sensibili per trarne profitto personale è un cracker, chiamato anche pirata informatico.
Hacker e Cracker
Ci sono alcune classificazioni più specifiche in merito agli hacker e ai cracker.
I white hat, o cappelli bianchi, sono gli hacker che ci difendono da operazioni malevole e rendono la vita difficile ai black hat, eseguendo test per risolvere le falle e garantire la sicurezza.
I black hat, al contrario, sono quegli esperti informatici che, pur operando tecnicamente allo stesso modo, approfittano delle vulnerabilità del sistema. In questo modo, il singolo scambia con altri cracker del dark web le informazioni da sfruttare prima che la parte lesa si accorga dell’attività fraudolenta.
A questo punto, quali misure possiamo iniziare a adottare per rallentare l’azione di questi gruppi?
Per iniziare, dà un’occhiata a questo articolo sulla dimensione aziendale. Basta un clic.
Stay tuned!