Ultimo aggiornamento 3 anni fa
La digitalizzazione è una vera e propria rivoluzione, frutto dell’evoluzione. È quel cambiamento che è in atto da quando c’è il mondo.
Il cambiamento imminente
Oggi il mondo del lavoro è innovativo, sostenibile e interconnesso. Recepisce rapidamente i risultati dei progressi scientifici nei prodotti e nei servizi. Rimuove i vincoli dello spazio fisico e migliora la capacità produttiva, contribuendo alla valorizzazione di un Paese da tempo ritenuto un passo indietro.
L’espressione digital transformation sta progressivamente entrando nel vocabolario comune, ma il suo significato ha ancora una connotazione estremamente stereotipata. Nessuno riesce a comprendere tutte le funzionalità e a recepire i relativi benefici delle innovazioni tecnologiche. Per questo motivo, il processo di digitalizzazione non può avvenire senza una sua piena armonizzazione con le esigenze dei lavoratori e del workplace di riferimento.
È arrivato il momento in cui ogni azienda deve accettare questa rivoluzione tanto obbligatoria quanto inevitabile. Più si è aperti al cambiamento, più rapidamente ci si adegua alle esigenze del mercato.
Tra ieri e oggi
In passato bastava il telefono fisso, mentre al giorno d’oggi i lavoratori possono godere di tutti i benefici di servizi tra loro trasversali. Basti pensare ad un pacchetto di strumenti centralizzato nella piattaforma Cloud fra cui la posta elettronica, gli applicativi d’ufficio o le app su più dispositivi.
Scegliere di accettare il cambiamento e sfruttarlo nel modo corretto può portare ad un miglioramento aziendale in tutti i settori. Si tratta di un vero e proprio mutamento del modus operandi interno all’organizzazione per rimanere al passo con un network sempre più smart.
Di fronte a potenziali avversioni individuali il mutamento deve essere presentato come un’opportunità di crescita. E spesso la decisione di digitalizzare i processi comporta una resistenza iniziale da parte del personale interessato.
Attenzione a professare la digitalizzazione a tutti i costi. L’adozione di questo status quo dipende soprattutto dal tempo che le persone devono investire per imparare. Più l’esperienza dell’utente è semplice, più l’accettazione è meno stressante e dispendiosa.
È tutto un fatto di cultura
Donald Norman ne “La caffettiera del masochista” afferma che il cambiamento tecnologico non segue di pari passo quello culturale. Per questo motivo, tanti progetti non si sviluppano e non incontrano la sensibilità collettiva. Quando finalmente è il tempo e il luogo giusto, anche i lavoratori familiarizzano inconsapevolmente con le novità.
Una buona strategia, sostiene Norman, è associare alla rivoluzione un contesto familiare. È necessario, quindi, preparare la cultura d’impresa al cambiamento continuo a partire da:
modo di pensare prima ancora di agire;
creazione di contesti organizzativi inclini alla sperimentazione del mondo digitale;
predisposizione alla cultura dello sbaglio.
Nel condurre un processo di trasformazione digitale costruire un percorso di cambiamento incentrato sulle persone è la regola numero uno. In tal senso, si devono considerare le abitudini, le percezioni e le modalità di reazione alle novità. E successivamente sarà possibile rendere i dipendenti parte integrante del fenomeno, evidenziando i miglioramenti per l’organizzazione.