Ultimo aggiornamento 3 anni fa
Negli ultimi anni avrai sicuramente sentito parlare di bot. Cosa sono? Come influenzano il web? Come classificarli?
Il termine bot deriva dalla parola inglese robot e a livello informatico consiste in un programma o script eseguito automaticamente per svolgere varie azioni fino a infinite volte, molto più velocemente rispetto agli esseri umani. Per questo motivo, sono molto diffusi in rete.
Attualmente vengono raggruppati in due macrocategorie: good bot che agevolano la nostra esperienza nella rete e bad bot in grado di generare falso traffico.
Alcuni esempi di buoni sono i web crawler o web spider, utilizzati dai motori di ricerca per analizzare e indicizzare i contenuti dei siti web, facilitando la ricerca da parte degli utenti; oppure le chatbot che imitano la conversazione umana rispondendo ai clienti con risposte pre-programmate.
Tra i cattivi, invece, ricordiamo gli spam bot che, oltre al più classico spam tramite e-mail, riescono a compilare autonomamente form o generare falso traffico. Altre tipologie sono i clic downloading bot capaci di cliccare su annunci pubblicitari e scaricare software o app, e i ticketing bot che acquistano biglietti di eventi popolari con l’obiettivo di rivenderli. Gli impersonator bot imitano il comportamento umano e aggirano la sicurezza di un sito web, e infine, gli scraper bot leggono dati dai siti per conservarli offline e riutilizzarli a tempo debito.
I cattivi possono a loro volta essere inclusi in botnet ovvero delle reti contenenti molteplici script programmati per infettare un computer fino a renderlo inutilizzabile.
Sul Web
Molte altre categorie sono i telegram bot sfruttati molto spesso per scopi illegali quali la diffusione di documenti all’insaputa dei titolari; oppure i social media bot utili, da un lato, a distribuire messaggi di propaganda politica, e dall’altro, a diffondere virus. I settori più colpiti dai cattivi sono quelli di ticketing, gli e-commerce e le agenzie di marketing.
Con il passare del tempo sono diventati più sofisticati, ma è stato l’uso di browser headless, ovvero senza interfaccia utente grafica, come PhantomJS a rivoluzionare la categoria. Questi browser sono in grado di elaborare i contenuti del sito, anche se non possono ancora eseguire tutte le azioni degli utenti reali. Le tipologie più avanzate si basano sul browser Chrome e sono quasi indistinguibili dalle persone reali dal momento che simulano l’attività umana come i clic sugli elementi della pagina e la compilazione di moduli.
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