Ultimo aggiornamento 3 anni fa
Ecco tre curiosità sull’Intelligenza Artificiale, interesse della comunità scientifica dalla metà del secolo scorso.
Nel corso degli anni abbiamo programmato i computer fornendo loro delle istruzioni vicine, da un lato, alla logica binaria dei processori di calcolo e, dall’altro, all’espressività umana. Oggi l’Intelligenza Artificiale rappresenta una grande sfida tecnologica che può offrire nuovi scenari alle imprese.
In cosa consiste il Test di Turing?
Nel 1936 Alan Mathison Turing definisce il modello astratto di un calcolatore che si può definire intelligente se assume un comportamento simile a quello di una persona. Questa teoria si rivede nel “Test di Turing” (1950), in cui un individuo conversa con un interlocutore e, interagendo solo per mezzo di testo, deve distinguere il programma dall’essere vivente.
Il software passa il test se riesce a ingannare il soggetto almeno tre volte su dieci.
Una teoria alla base di questo esperimento è che la macchina deve mostrare un comportamento intelligente in qualunque disciplina. Il termine “Intelligenza Artificiale”, in realtà, apparirà nel 1955, quando John McCarthy lo utilizzerà per spiegare un progetto di ricerca avveniristico e unico nel suo genere.
Chi è John McCarthy?
Matematico e informatico statunitense (Boston, 1927 – Stanford, 2011) è diventato professore di Computer Science al MIT e dal 1962 ha diretto un laboratorio di AI alla Stanford University.
L’Intelligenza Artificiale – nell’idea dello studioso – è l’applicazione del pensiero matematico alla definizione di attività strutturate.
Infine, secondo la teoria la riproduzione digitale di processi cognitivi, elaborativi e mentali passa dalla mappatura matematica delle possibilità e delle probabilità. Ciò significa che il computer può arrivare a sviluppare un’intelligenza, basandosi su modelli, formule e dati.
ELIZA è una persona?
Una pietra miliare della disciplina è il programma ELIZA, originariamente MAD-Slip (1966), progettato dal matematico tedesco Joseph Weizenbaum. Il suo scopo era simulare l’interazione tra un terapista e un paziente con una serie di domande generaliste.
Il suo nome deriva da Eliza Doolittle, la fioraia protagonista della commedia Pigmalione di George Bernand Shaw.
Nell’opera questo personaggio della classe operaia impara a parlare con la dizione tipica delle classi di ceto elevato. Allo stesso modo, il software ELIZA abbandona la dizione inflessibile dei linguaggi di programmazione per la lingua parlata di tutti i giorni grazie ad una logica condizionale. Sapeva riconoscere, inoltre, le parole chiavi all’interno delle frasi e creava delle proposizioni, associandole a quelle parole. In questo modo, molti pazienti, convinti di parlare con un vero dottore, hanno conversato con ELIZA, il primo prototipo di chatbot.
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